14.9.12

La Ruota della Fortuna



Se questo vince le primarie, e dopo diventa Primo ministro del Paese, mi dispiace per la prematura morte di Mike Bongiorno, poteva diventare Presidente della Repubblica, in fondo l'ha scoperto lui questo talento delle vocali. Meglio di Berlusconi? Non so, inizio ad invecchiare, forse diventerò conservatore, ma mi sembra che va sempre peggio, non vorrei arrivare a rimpiangere il ventennio berlusconiano, in fondo ha avuto ben 7 anni di interruzioni, quindi è durato meno, il periodo Andreottiano già lo rimpiango. Il PCI al 33%, la Dc governava, ma facevamo paura, o almeno, facevano, io avevo 6 anni.

Lavoro per un'associazione che si occupa di salvaguardare la memoria degli antifascisti, perseguitati politici dal regime, condannati dal Tribunale speciale. Suddetta associazione pubblica da settant'anni  un mensile, "L'Antifascista" per l'appunto. Decidiamo, anzi decidono, i capoccia, di spedire a tutti i senatori, comrpesi quelli a vita, e a tutti deputati del centro, e del centro sinistra, una copia omaggio del giornale con lettera d'accompagnamento per la promozione dell'associazione, dei valori dell'antifascismo, della Costituzione, bla, bla, bla.

Mesi dopo, posso affermare, che di tutti solo due hanno risposto abbonandosi. Berlinguer e Giulio Andreotti.


14.5.12

IL BAR "TRONFI"

Sullo o a 2, 35° del secondo tempo se non sbaglio, goal di Carbone, decidemmo che era giunto il momento di spegnere la radio. Così, un poco mestamente, io e il fido Pozzi, iniziammo l'ennesimo peregrinare della domenica pomeriggio lungo le corte vie di Sarzana. Le famose "vasche", che più le facevi lente e più  giungeva prima l'ora di tornare a casa. A 17 anni, con qualche aiuto, non era troppo sforzo rallentare il mondo che ti circondava. Quel pomeriggio però l'orario del ritorno a casa poteva venire posticipato anche di una buona mezz'oretta, forse qualcosa in più, visto che tanto 90° minuto era meglio evitarlo.

A Sarzana, quando non si aveva una radio appresso, e si era appunto in giro a bighellonare, l'unico modo, o almeno il mio preferito, per conoscere i risultati delle partite di calcio era passare davanti alla vetrinetta del "Bar Tronfi". Bar piccolo, stretto e lungo, su via Pietro Gori ( anarchico autore delle parole di "Addio Lugano Bella", per chi non lo conoscesse).
 Appena si entrava nel bar sulla destra trovavi il bancone, che occupava tre quarti dell'ambiente, in fondo un'altra sala con solamente un biliardo, con un margine di distanza dalle mura per niente regolamentare. Gli avventori, vecchi poco affabili per lo più,  la domenica erano rinchiusi nel loro religioso silenzio meditativo, intenti solamente all'ascolto della radiocronaca delle partite.

 Per quello le nuove leve, ben più rumorose, erano senza accortezze invitati a non oltrepassare l'ingresso del bar. Ancora prima di chiedere qualsiasi cosa, un caffè, un pacchetto di caramelle, uno stravecchio, la risposta, se avevi meno di sessant'anni, era "No!". Logicamente durante il campionato, sapendo che in quel locale si ascoltava la radio, tutti entravano, o meglio, sarebbero entrati per chiedere il più classico dei "Quanto fa l'Inter? Ah... e il Milan? ah... e la Juve? e l'Ascoli?..." e così via, uno dopo l'altro. I due proprietari, due fratelli ex pugili, antifascisti da sempre, più sui novanta che sugli ottanta, (si raccontava, anzi, mi raccontava Paolino, sindaco di Sarzana dal '48 al '72, che durante il ventennio, le camice nere non osavano mettere piede nel bar, quindi capite che il timore che ci avevano trasmesso non era infondato...) gestivano da sempre quel posto, e a turno, tra il rimboccare un gotto di vino, o versare un bicchiere di "bionda", quando i risultati cambiavano, segnavano su un foglio scritto tutto a penna, nomi delle squadre comprese, l'avvenuto cambiamento di situazione. 

Foglio che poi esponevano sopra un piccolo leggio a favore di strada, nella vetrinetta del bar. Tu passavi e ti fermavi a guardare i risultati. Poi, se capitava mentre eri lì, che uno dei due fratelli si riprendeva il leggio, voleva dire che un risultato era cambiato, allora aspettavi per vedere cosa era successo. Capitava pure alle volte, vuoi per via dell'età, vuoi per errori umani, che si sbagliavano ad aggiornare le partite, così tu ti muovevi continuando la vasca su un Milan-Roma 0 a 1 e tornavi dieci minuti dopo che il risultato era 2 a 0 per il Milan, e non capivi il  perchè. Anzi, lo capivi benissimo, e se eri romanista pure bestemmiavi.

Comunque, quel giorno insieme al Pozzi evitammo pure di passare dinnanzi al bar Tronfi, o almeno, troppo vicini. Non ricordo che facemmo, due chiacchiere con qualche amico in piazza delle corriere, un  pezzo di focaccia con la farinata dal Lozzo, una sigaretta sugli scalini di Sant'Andrea, dieci giri lungo l'anello via mazzi-piazza Matteotti-Via Landinelli-Piazza Garibaldi, forse tutto questo, forse meno, sta di fatto che verso la fine delle partite, mancava un quarto d'ora, ci ritrovammo nuovamente davanti al Bar Tronfi, la folla come sempre che si accalcava davanti alla vetrina per quei minuti finali era maggiore in numero e più stanziale. C'erano personaggi che non si muovevano da li fino a che i risultati, che durante il corso delle partite venivano scritti in penna blue, non apparivano in penna rossa, segno della sentenza finale.

Quello 0 a 2 che diede inizio a tutto il nostro scoramento, era il risultato del primo tempo di Juventus- Fiorentina. Ci avvicinammo, giusto per vedere gli "altri" che avevano fatto. Non era cambiato niente, sempre si perdeva per due reti. In quel momento il leggio tornò in mano a uno dei due fratelli, s'incurvò a scrivere, e riposò il foglio. 1 a 2. La tiepida esultanza di qualche juventino, noi due compresi, il tempo per due ovvietà da mondo del calcio e il leggio spariva nuovamente. Riapparve. 2 a 2. Questa volta l'esultanza si fece più seria. Preso dalla foga oltrepassai l'ingresso del bar: "Chi ha segnato?" "Doppietta di Vialli". 

Iniziammo, io e il Pozzi a percorre quel pezzetto di Via Pietro Gori avanti e indietro, guardando con l'occhio se succedeva qualcosa. Cinque minuti, sette, dieci. Più volte quel leggio tornava nelle mani dei Tronfi, più volte riappariva senza che il 2 a 2 fosse scalfito dall'inchiostro della penna. Poi, come molti ricorderanno, cambiò. Era l'87° minuto. 3 a 2. Esultanza forse smodata, abbracci con altri gobbi presenti davanti al bar come noi. Si decise di andare allora dalla Valeria, un vecchio alimentari in via Mazzini, a comprare una bottiglia di spumante. Ripassammo però a vedere quel risultato scritto con la penna rossa. Al suo fianco, forse per la prima è ultima volta, era apparso un nome scritto in stampatello: DEL PIERO. 
Per lo stesso motivo per cui esisteva quel foglio, i Tronfi avevano scritto il nome dell'ultimo marcatore, così nessuno sarebbe più entrato a chiedere che aveva fatto quel goal. DEL PIERO.

Fu così che, dopo aver bevuto alle cinque del pomeriggio una pessima bottiglia di spumante di infimo livello che tornai a casa sul mio "Si" bianco, (65Pinasco, carter Polini allegeriti, 19 e marmitta Polini castrol 1, overdrive Malossi), e ammirai il goal di Alex.

Il bar Tronfi sono anni che non c'è più, al suo posto prima una yogurteria, poi un bar trendy, ora non so, forse un'agenzia immobiliare. Quei vecchi dentro neanche, da Sarzana quella tipologia di vecchio, è sparita. I due fratelli Tronfi sono morti da anni, così come non ha più il negozio la Valeria, il Pozzi è sposato e ha un figlio, che è pure il mio figlioccio, Filippo Leone, io vivo a Roma e tutto questo mi sembra un ricordo lontano. Tutto tranne Del Piero, almeno fino a ieri pomeriggio. E a  chi mi chiede come ci si può emozionare per un' ultima partita di uno che ha fatto i milioni sugli imbecilli come me, come si fa a seguire ancora questo calcio, le scommesse, le televisioni, le finte bandiere, le polemiche, gli ultras, la politica, la crisi economica, l'anti cultura, la cultura e fate un po' voi, non riesco a rispondere. In fondo sono passati solo diciannove anni, e le lacrime ieri mi hanno riempito gli occhi, io che non piango mai non sono riuscito a trattenermi, e un sorriso, pensando al Bar Tronfi mi è apparso sul viso. Peggio per voi se non eravate juventini quel 4 dicembre del 1994, peggio per voi.



21.3.12

RIVOLUZIONE - 2

L'Europa ci chiede di dare più flessibilità in uscita. Poi ci chiede di tagliare i costi del welfare. Poi, quando saremo dei servi, dovremo solo servire, perchè penseremo di non servire più a niente. Le aziende, che facciano profitti, o non facciano profitti, sempre si dividono i dividendi. I manager si prendono i bonus, milionari, e anche quando li cacciano, perchè hanno portato sul lastrico l'azienda, vedi i casi Alitalia e Finmeccanica, lo stesso si prendono liquidazioni milionarie. I politici vanno in pensione, se parlamentari nazionali o regionali, dopo 5 anni di servizio. Mia madre, che fa le pulizie in un supermercato, ed è del 1952, è costretta a lavorare fino al 2017 quando avrà 65 anni, dopo aver iniziato a lavorare, in nero prima, a 12 anni. E non s'incazza. Dice che è ingiusto, ma poi non fa niente. Allora, penso, mi devo incazzare io per lei, ma poi non ci riesco, e alla fine ci scherziamo su, sulla sfiga che sembra sempre vederci benissimo. Il problema è che sento troppe sfighe in giro, di gente che continua ad esserlo sempre di più, sempre allo stesso modo. 

Ora, con la nuova riforma del lavoro dicono che ci saranno meno contratti a termine, e che gli stessi costeranno di più, per far si che le imprese assumino a tempo indeterminato. Ma poi si modifica la libertà di licenziare e quindi il contratto a tempo indeterminato non sarà più veramente a tempo indeterminato, se no che contratto a tempo indeterminato è? Il problema è questo aggettivo, "indeterminato". In poche parole vuol dire, "non si sa", non ha un termine, ma non vuol dire per sempre. 

Neanche prima voleva dire per sempre. Inutile che ci fanno credere che era così. L'anno scorso in Italia sono state licenziate più di 600.000 persone con contratto a tempo indeterminato, che ad un certo punto, a quanto pare, per questi 600.000 ha avuto un termine. E' quindi diventato un contratto a tempo indeterminato con un termine. Il più delle volte è un termine improvviso. Spesso ingiustificato. Molto spesso è conseguenza dell'arricchimento di azionisti di quell'impresa, che prima hanno diviso per anni gli utili o i presunti utili, e poi, quando il limone era spremuto, hanno detto che non c'erano più soldi e quindi poco c'era da fare. Con la nuova legge del lavoro questa situazione si moltiplicherà, per cento per mille. Serve sopratutto alle grandi imprese, serve, secondo quanto dicono loro, a rendere il nostro mercato più competitivo. Se in Germania un dipendente VW prende 3000 euro al mese, come cazzo fa ad essere competitivo? A parità di prezzo comprereste anzi una Fiat o una VW? La seconda direi, ecco spiegato perchè l'operaio tedesco prende 3000 euro al mese e la VW si avvia a diventare la prima casa automobilistica per vendita al mondo. C'è altro da dire? 

Allora la vera rivoluzione in questo paese, che non risolverebbe tutti i problemi ma migliorerebbe la vita di molti, è fare le cose fatte bene. Far lavorare la gente giusta al posto giusto.  Tipo Luca De Meo, direttore marketing della VW, e non della Fiat.




20.3.12

RIVOLUZIONE.

Giornata passata tra uffici ieri. Prima al centro per l'impiego, poi all'INPS. Il tutto per fare richiesta di un sussidio di disoccupazione a requisiti ridotti, poca roba insomma. Nelle settimane precedenti mi ero fatto iniviare dall'INPS il mio pin personale, per poter accedere alla mia pagina. Di ritorno a casa quindi, mentre scaricavo i moduli per stamparli, ho deciso per la prima volta di fare un viaggio dentro al mio conto previdenziale.
A 34 anni, mi ritrovo con 2 anni e 13 settimane di contributi, minimi, pagati. Cosa vuol dire, che se continua così, grazie a questa riforma delle pensioni, completata dopo anni di riforma dei contratti di lavoro atipici che non prevedono contributi reali, mi ritroverò a 67 anni, forse, con 85 euro di pensione al mese. E non è uno scherzo, ne un'ipotesi lontana o non veritiera. Per la verità lo sapevo, cioè, me lo immaginavo, ma vederlo per la prima volta scritto mi ha fatto effetto. Mi è salita una rabbia non conosciuta prima, razionale. Mi state sfruttando da anni, ci state sfruttando da anni. Ora, è da una settimana che si discute sulla flessibilità nell'uscita dal lavoro. 47 contratti, di cui solo due ti tutelano, e uno neanche troppo, non sono abbastanza per creare flessibilità? Di cosa ci stanno parlando? Se insieme ci hanno messo che la pensione sarà contributiva, e che nella maggior parte di questi contratti assurdi i contributi non sorpassano il 23/33% del reddito, e che lo stipendio mediamente è, per stare larghi, mai più alto di 1200 euro, ma proprio per stare molto larghi, com'è che non scoppia ancora una Rivoluzione? E' difficle da spiegare così? Allora la spiego semplice per come l'ho capita ieri: a meno che non si ha qualcosa che ti lasciano i genitori, e camperai con quello, nel caso contrario ci sono parecchie possibilità che si formi una massa di milioni di poveri vecchi, con figli e nipoti ancora più poveri. Allora forse si farà qualcosa? Devo aspettare di diventare vecchio?

7.2.12

Lo sport è uno spettacolo?



Il 20 gennaio del 1984, era un lunedì sera. In quel periodo risiedevo a casa dei mie nonni, perchè mio padre lavorava ad Ulzen, in Germania. Mio nonno di solito dopo aver cenato fumava un sigaro davanti al camino, al massimo si faceva una partita a dama con me o con mio cugino, e poi con la sua radio portatile andava a dormire. In genere le lancette dell'orologio non superavano le 21 e 30. Quella sera però no. Si avvicinò al televisore e chiese a me di mettergli su Canale 5.
Anni prima, tra il '29 e il 48', aveva vissuto per vari periodi negli Stati Uniti. Era sempre stato un appassionato di vari sport, calcio, ciclismo, ippica, se vogliamo chiamarlo sport, e sapevo qualcosa pure della sua passione per il baseball, perchè io guardavo un cartone animato giapponese, "Pat la ragazza del baseball", e qualcosa mi aveva raccontato.
Quella sera però c'era il Superbowl. Lo sport era il Football Americano.
Il mio ricordo sfumato di quella partita mi fa vedere ancora i giocatori entrare in campo, le armature, così mi sembravano più che divise, gli elmi, le guance colorate da strisce nere di alcuni giocatori. Le regole le ho imparate dopo, ma lo spettacolo l'ho capito subito. Pure l'orgoglio di mio nonno che non smetteva di far notare a me e mio cugino come i due quaterback fossero entrambi italiani, Dean Marino e Joe Montana. Quella partita era Miami Dolphins vs San Fransisco 49ers. Vinsero i San Fransisco, d'altronde con i lanci precisi sulla breve distanza di Montana, intervallati dalle ricezioni ad impossibile velocità di Jerry Rice, c'era poco da fare. Ne vinsero altri tre nel corso dei dieci anni seguenti e cambiarono la storia del Football Americano. Dean Marino no. Rimase uno di quei campioni che alla fine non vincono mai.
Ora, la partita era sicuramente in differita, perchè il Superbowl si gioca di domenica, e da noi in genere, se si è fortunati e non si gioca (come quello) al Rose Bowl di Pasadena, ma nella fiorente east cost, inizia almeno verso le 24, e finisce (over time permettendo) non prima delle 4 del mattino. Nonostante non segui più molto l'andamaento della regular season del NFL, controlli solo sul sito i risultati delle wild card e delle semifanali e finali di conference, non posso fare a meno di rovinarmi il lunedì, ora che lo ridanno in diretta, e rimanere sveglio a vedermelo sto cazzo di Superbowl.
Sarà il ricordo di quella serata della mia infanzia, sarà il fatto di partecipare ad un rito non del tutto mio, o meglio nostro, che mi fa sentire ingenuamente cittadino del mondo seduto sul mio divano, sarà una mia passione per quasi ogni sport, eccetto il polo e il ping-pong, che non riesco proprio a vedere in televisione, ma anche l'altro ieri notte mi sono ritrovato alle 4 e 30 del mattino a fumare l'ennesima sigaretta mentre Eli Manning rilasciava la sua prima intervista da MVP della partita appena conclusa. Quindi:
Uno: Gli americani, quando si tratta di creare uno show, sono imbattibili.
Due: sarà pure pieno di pause, ma conosco pochi altri sport di squadra in cui la squadra sia così importante.
Tre: gli arbitri spiegano le decisioni al pubblico e nessuno, ma dico, NESSUNO, si azzarda a protestare.
Quattro:Flavio Tranquillo è meglio di Guido Bagatta, ma purtroppo c'era Guido Bagatta.
Cinque: A fine partita, mentre consegnavano il trofeo, hanno parlato al microfono sun un palchetto a forma di palla da Football : il Presidente dei Giants, il Vicepresidente dei Giants, la moglie del presidente dei Giants, l' allenatore dei Giants, Eli Manning, QB dei Giants, un altro giocatore sempre dei Giants che aveva un padre cieco in tribuna...e gli altri, compagni di squadra, con i telefonini a fare foto e riprese, e il pubblico pure, ed erano felici ma non stavano spaccando tutto, strappandosi o tagliandosi i capelli, non si abbracciavano per terra a mò di orgia in 30, formando quelle montagne umane da cui prima o poi ci scapperà il morto, Il pubblico non piangeva...insomma, cazzo, avete vinto il Superbowl, non è la cosa più importante? Non è come per noi? E' veramente un grande spettacolo lo sport in America, forse perchè è rimasto uno sport, nonostante i miliardi di dollari che fa girare?. E il calcio da noi?
Sei: la partita si è conclusa con la vittoria dei Giants, che a tre gare dalla fine della regular season erano praticamente fuori dai play-off, poi hanno vinto quelle tre gare, e non hanno perso più. La partita si è decisa su una ricezione dopo un lancio di 45 yards, al limite del regolare. Per confermare la decisione gli arbitri si sono affidati alla moviola in tribuna, li seduti al caldo ci sono altri tre arbitri che guardano le immagini. Biscardi avrebbe qualcosa da dire, credo.