14.5.12

IL BAR "TRONFI"

Sullo o a 2, 35° del secondo tempo se non sbaglio, goal di Carbone, decidemmo che era giunto il momento di spegnere la radio. Così, un poco mestamente, io e il fido Pozzi, iniziammo l'ennesimo peregrinare della domenica pomeriggio lungo le corte vie di Sarzana. Le famose "vasche", che più le facevi lente e più  giungeva prima l'ora di tornare a casa. A 17 anni, con qualche aiuto, non era troppo sforzo rallentare il mondo che ti circondava. Quel pomeriggio però l'orario del ritorno a casa poteva venire posticipato anche di una buona mezz'oretta, forse qualcosa in più, visto che tanto 90° minuto era meglio evitarlo.

A Sarzana, quando non si aveva una radio appresso, e si era appunto in giro a bighellonare, l'unico modo, o almeno il mio preferito, per conoscere i risultati delle partite di calcio era passare davanti alla vetrinetta del "Bar Tronfi". Bar piccolo, stretto e lungo, su via Pietro Gori ( anarchico autore delle parole di "Addio Lugano Bella", per chi non lo conoscesse).
 Appena si entrava nel bar sulla destra trovavi il bancone, che occupava tre quarti dell'ambiente, in fondo un'altra sala con solamente un biliardo, con un margine di distanza dalle mura per niente regolamentare. Gli avventori, vecchi poco affabili per lo più,  la domenica erano rinchiusi nel loro religioso silenzio meditativo, intenti solamente all'ascolto della radiocronaca delle partite.

 Per quello le nuove leve, ben più rumorose, erano senza accortezze invitati a non oltrepassare l'ingresso del bar. Ancora prima di chiedere qualsiasi cosa, un caffè, un pacchetto di caramelle, uno stravecchio, la risposta, se avevi meno di sessant'anni, era "No!". Logicamente durante il campionato, sapendo che in quel locale si ascoltava la radio, tutti entravano, o meglio, sarebbero entrati per chiedere il più classico dei "Quanto fa l'Inter? Ah... e il Milan? ah... e la Juve? e l'Ascoli?..." e così via, uno dopo l'altro. I due proprietari, due fratelli ex pugili, antifascisti da sempre, più sui novanta che sugli ottanta, (si raccontava, anzi, mi raccontava Paolino, sindaco di Sarzana dal '48 al '72, che durante il ventennio, le camice nere non osavano mettere piede nel bar, quindi capite che il timore che ci avevano trasmesso non era infondato...) gestivano da sempre quel posto, e a turno, tra il rimboccare un gotto di vino, o versare un bicchiere di "bionda", quando i risultati cambiavano, segnavano su un foglio scritto tutto a penna, nomi delle squadre comprese, l'avvenuto cambiamento di situazione. 

Foglio che poi esponevano sopra un piccolo leggio a favore di strada, nella vetrinetta del bar. Tu passavi e ti fermavi a guardare i risultati. Poi, se capitava mentre eri lì, che uno dei due fratelli si riprendeva il leggio, voleva dire che un risultato era cambiato, allora aspettavi per vedere cosa era successo. Capitava pure alle volte, vuoi per via dell'età, vuoi per errori umani, che si sbagliavano ad aggiornare le partite, così tu ti muovevi continuando la vasca su un Milan-Roma 0 a 1 e tornavi dieci minuti dopo che il risultato era 2 a 0 per il Milan, e non capivi il  perchè. Anzi, lo capivi benissimo, e se eri romanista pure bestemmiavi.

Comunque, quel giorno insieme al Pozzi evitammo pure di passare dinnanzi al bar Tronfi, o almeno, troppo vicini. Non ricordo che facemmo, due chiacchiere con qualche amico in piazza delle corriere, un  pezzo di focaccia con la farinata dal Lozzo, una sigaretta sugli scalini di Sant'Andrea, dieci giri lungo l'anello via mazzi-piazza Matteotti-Via Landinelli-Piazza Garibaldi, forse tutto questo, forse meno, sta di fatto che verso la fine delle partite, mancava un quarto d'ora, ci ritrovammo nuovamente davanti al Bar Tronfi, la folla come sempre che si accalcava davanti alla vetrina per quei minuti finali era maggiore in numero e più stanziale. C'erano personaggi che non si muovevano da li fino a che i risultati, che durante il corso delle partite venivano scritti in penna blue, non apparivano in penna rossa, segno della sentenza finale.

Quello 0 a 2 che diede inizio a tutto il nostro scoramento, era il risultato del primo tempo di Juventus- Fiorentina. Ci avvicinammo, giusto per vedere gli "altri" che avevano fatto. Non era cambiato niente, sempre si perdeva per due reti. In quel momento il leggio tornò in mano a uno dei due fratelli, s'incurvò a scrivere, e riposò il foglio. 1 a 2. La tiepida esultanza di qualche juventino, noi due compresi, il tempo per due ovvietà da mondo del calcio e il leggio spariva nuovamente. Riapparve. 2 a 2. Questa volta l'esultanza si fece più seria. Preso dalla foga oltrepassai l'ingresso del bar: "Chi ha segnato?" "Doppietta di Vialli". 

Iniziammo, io e il Pozzi a percorre quel pezzetto di Via Pietro Gori avanti e indietro, guardando con l'occhio se succedeva qualcosa. Cinque minuti, sette, dieci. Più volte quel leggio tornava nelle mani dei Tronfi, più volte riappariva senza che il 2 a 2 fosse scalfito dall'inchiostro della penna. Poi, come molti ricorderanno, cambiò. Era l'87° minuto. 3 a 2. Esultanza forse smodata, abbracci con altri gobbi presenti davanti al bar come noi. Si decise di andare allora dalla Valeria, un vecchio alimentari in via Mazzini, a comprare una bottiglia di spumante. Ripassammo però a vedere quel risultato scritto con la penna rossa. Al suo fianco, forse per la prima è ultima volta, era apparso un nome scritto in stampatello: DEL PIERO. 
Per lo stesso motivo per cui esisteva quel foglio, i Tronfi avevano scritto il nome dell'ultimo marcatore, così nessuno sarebbe più entrato a chiedere che aveva fatto quel goal. DEL PIERO.

Fu così che, dopo aver bevuto alle cinque del pomeriggio una pessima bottiglia di spumante di infimo livello che tornai a casa sul mio "Si" bianco, (65Pinasco, carter Polini allegeriti, 19 e marmitta Polini castrol 1, overdrive Malossi), e ammirai il goal di Alex.

Il bar Tronfi sono anni che non c'è più, al suo posto prima una yogurteria, poi un bar trendy, ora non so, forse un'agenzia immobiliare. Quei vecchi dentro neanche, da Sarzana quella tipologia di vecchio, è sparita. I due fratelli Tronfi sono morti da anni, così come non ha più il negozio la Valeria, il Pozzi è sposato e ha un figlio, che è pure il mio figlioccio, Filippo Leone, io vivo a Roma e tutto questo mi sembra un ricordo lontano. Tutto tranne Del Piero, almeno fino a ieri pomeriggio. E a  chi mi chiede come ci si può emozionare per un' ultima partita di uno che ha fatto i milioni sugli imbecilli come me, come si fa a seguire ancora questo calcio, le scommesse, le televisioni, le finte bandiere, le polemiche, gli ultras, la politica, la crisi economica, l'anti cultura, la cultura e fate un po' voi, non riesco a rispondere. In fondo sono passati solo diciannove anni, e le lacrime ieri mi hanno riempito gli occhi, io che non piango mai non sono riuscito a trattenermi, e un sorriso, pensando al Bar Tronfi mi è apparso sul viso. Peggio per voi se non eravate juventini quel 4 dicembre del 1994, peggio per voi.